L’Etica nell’estetica del colore

“La trasformazione dell’esperienza in coscienza è alla base della ricerca astraente di Roberto Miniati. Sono poche le persone che sanno pensare in maniera astratta, i più si concentrano sul particolare, sulla materia di cui sono fatte le cose, alcuni considerano le forme degli oggetti, altri, in minor numero, percepiscono le atmosfere…pochissimi invece ragionano sull’idea di cosa, oggetto, situazione, dunque sull’universale. Miniati appartiene a quest’ultimo gruppo e, calcolando che simili approcci alla realtà sono giovani poco più di un secolo, è d’uopo valutarne ancora l’attualità storica per non dire proprio l’urgenza.
Di fronte a tali personalità la tentazione maggiore potrebbe giungere da una pratica di conformismo che il cosiddetto mercato medio cerca di imprimere sugli operati artistici tendenti alla standardizzazione, alla serialità e al fin troppo abusato concetto di “riproducibilità”.
Fortunatamente Miniati evade da questa gabbia del pensiero dominante e si concede il lusso di avverare una produzione altamente individuale, pervasa da tessiture geometriche, valenze coloristiche ed energica gestualità. Pur nella loro suggestiva peculiarità, le opere rivelano il prorompente riflesso di illustri correnti del passato la cui disanima, per Miniati, è fondamento imprescindibile di elaborazione storico-artistica e, altresì, omaggio all’ “Arte” nella sua veste di lezione “ideale”, in quanto patrimonio spettante all’intera umanità. Nessuna servile reiterazione, né tantomeno passiva emulazione dei grandi Maestri, piuttosto l’attenzione è dirottata verso il loro profondo sentire, dalla cui comprensione il Nostro concretizza la possibilità di pervenire alla profonda e sincera conoscenza del proprio “io”. Questa commistione di passato e presente, di tradizione e innovazione, consente a Miniati di sondare i mutevoli orizzonti dell’esistenza.
Nelle composizioni le forme si incastrano con una libertà lirica ricca di naturale fantasia e vagano per la tela secondo una deriva dei continenti, disponendosi in conglomerati geometrici o tessiture congiunte. Ma il classico rigore della partitura geometrica e la perfezione formale sono, nei lavori di Miniati, scongiurati dal colore che, snodandosi in singole modalità espressive diversificate, consente di superare ostacoli e incasellamenti. La gamma cromatica nel suo brulichio ascensionale si attrae e si respinge, viene supportata dalla gestualità fremente dell’artista che, con forza ed energia esistenziale, segna perentoriamente il suo passaggio sulla superficie pittorica. Suonerebbe riduttivo licenziare le opere del Nostro come dei semplici lavori astratti, esse sono piuttosto una risposta non convenzionale, ribelle e sensitiva alla vita, il diniego di concetti idealistici e aprioristici: sono, in altre parole, la “sostanza” della sua esistenza emotiva. Si fa dunque strada un genere dalla connotazione prettamente spirituale, di cui Miniati è autorevole portavoce.
Interessante è anche la sua progressiva, seppur lenta, ascesa evolutiva che lo porta a superare il supporto accostando il suo sentire alle più moderne tendenze del contemporaneo. Ad esempio Sotto il bianco, esposto alla 57. Biennale d’Arte di Venezia, rientra perfettamente in questo discorso, in cui l’Arte intesa come “cultura” torna a ricongiungersi con la “natura”.
Sicuramente in uno stadio ulteriore si colloca God, l’installazione presentata alla 58. Biennale d’Arte di Venezia, composta da forme poligonali, dai preziosi cromatismi, coinvolte in direzione di una spiritualità codificata. Poiché ormai più non esiste legame alcuno tra arte moderna e contemporanea, con la prima iscritta nella cornice e la seconda intesa come espressione dello spazio, è corretto considerare Miniati come figura chiave di questo epocale passaggio”.

Daniele Radini Tedeschi, marzo 2019