Il Margine

Il margine, come giustamente scrive Daniele Radini Tedeschi, è “l’orlo estremo di una superficie, il luogo di congiunzione tra due regni della materia differenti”. Ed è proprio su la Marge, sul limite, sul contorno, a tratti definito, altre volte impreciso e debordante, che Miniati elabora le sue caratteristiche sagome. Spesso le ricompatta, permanentemente stabili, all’interno di nitidi profili e sottili nervature nere, altre volte, invece, le pospone, le subordina allo sfondo e le dilata. Miniati utilizza quindi il margine nell’accezione più letterale, intensificando cioè “la parte estrema ai due lati, o tutto intorno, di una superficie qualsiasi”, oppure in quella in cui esso, risultando contaminato e ambiguo, consegue agevolmente da una forma verso un’altra, da un colore all’altro.

Nell’opera presentata per la Biennale le due azioni, benché polari e in apparente contrasto, si rivelano entrambe: le immagini si stagliano dallo sfondo bianco come silhouette perfettamente profilate, ma al contempo vivono internamente quel felice inebriante vitalismo ricco di rossi, gialli, verdi e celesti screziati, maculati e picchiettati come a volersi fare e disfare di continuo, erodendo ciascuna il colore all’altro, in un tenue e ricercato sconfinamento.

Un altro margine può essere rilevato nell’opera esposta. Quello tra natura e cultura, tra realtà e creatività. Il tronco dell’albero si presenta come una giuntura spirituale tra il visibile e l’invisibile, limine oltre il quale l’immaginazione trascende il sensibile per dare forma ad una “seconda natura”.
Michele Beraldo